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Parto in casa: come fare?

Qualche dritta per partorire in ambiente extra-ospedaliero

Sicuramente il voler evitare di andare in ospedale in un periodo storico come quello che stiamo vivendo avrà fatto la sua parte, oltre a questo, la donna di oggi sembra desideri riappropriarsi in maniera esclusiva di un evento magico come il parto.

La nascita ospedaliera, se da un lato tutela la salute di madre e figlio, sottrae parte del romanticismo e dell’intimità necessaria a far sì che rimanga un momento speciale.

 

Si entra in ospedale per partorire e poi si segue un iter. Si è un numero, una pratica che passa per l’accettazione e che da lì in poi sarà seguita da un “x” numero di figure tra: infermiere, ginecologi e ostetriche, delle quali -probabilmente – non si conoscerà neanche il nome.

Sarà forse per queste ragioni che certe donne stanno decidendo di cambiare rotta?

In Italia la percentuale di donne che scelgono di partorire in ambiente extra ospedaliero si aggira attorno allo 0,05 – 0,1%, ed è destinato ad aumentare.

Requisiti da soddisfare per poter fare un parto in casa

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Il parto in casa è una scelta che deve essere ponderata dall’inizio della gestazione. E’ necessario scegliere da subito le ostetriche che seguiranno l’intera gravidanza ed il parto.  Il SIN (Società Italiana di Neonatologia) permette di non recarsi in ospedale a patto che ci siano determinati requisiti:

  • Gravidanza fisiologica a termine oppure dalla 37esima settimana alla 41esima settimana
  • Peso del bambino nella norma
  • Posizione cefalica e assenza di distocie fetali
  • Gravidanza valutata a basso rischio
  • Donna almeno al secondo parto
  • Assenza di malattie materne preesistenti
  • Età materna non superiore ai 35 anni
  • Feto singolo
  • Ospedale più vicino raggiungibile in 20/30 minuti con reparto neonatale
  • L’assistenza di due ostetriche che abbiamo seguito l’intera gestazione o almeno che abbiamo seguito la puerpera dalla 37esima settimana di gestazione

Ad ogni modo per la Società Italiana di Neonatologia (SIN) l’ospedale resta sempre il posto più sicuro dove partorire. Anche, e soprattutto, in tempo di coronavirus, i punti nascita sono più che mai protetti, con personale dedicato e percorsi separati per accettazione ostetrica, sale parto, puerperio e nido. Un parto in ambiente extraopedaliero o a domicilio può al contrario rivelarsi potenzialmente pericoloso, se non si adottano misure organizzative e criteri clinici di selezione delle gravide appropriati.

La Società Italiana di Neonatologia (SIN) sconsiglia vivamente la scelta di partorire a domicilio, poiché anche nelle condizioni ideali non è possibile escludere con certezza complicazioni per la salute di mamma e neonato. Nel caso dovesse essere necessario un trasferimento in ospedale, ad esempio, in molte realtà italiane questo potrebbe non avvenire nei giusti tempi, soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo attraversando, poiché potrebbe essere aggravato anche da una minore disponibilità di ambulanze.

Per la SIN, la strada più corretta è sicuramente quella di demedicalizzare l’evento nascita nei nostri ospedali, favorendo setting organizzativi e strutturali attenti alla fisiologia e pronti ad intervenire in caso di urgenza

I professionisti ai quali rivolgersi per un parto in casa

Per organizzare il parto a domicilio o parto in casa, è indispensabile prendere contatti sin da subito, appurato i requisiti elencati al punto precedente, con i professionisti giusti.

Oltre alla ginecologa che verificherà la crescita del feto e che provvederà ad eseguire le ecografie fondamentali del quinto e del settimo mese, sarà indispensabile avere due ostetriche che seguiranno la puerpera fino al post parto.

Di seguito il video di un’ostretica che racconta il parto in casa.

Dove e come trovare le ostetriche per il parto in casa?

Ci sono associazioni nazionali di ostetriche, una di queste è l’Associazione Culturale Nazionale Partorire a Domicilio.

L’associazione offre colloqui informativi per rispondere a dubbi e domande.

Il parto in casa è riconosciuto come diritto dalle donna, la quale deve poter scegliere il luogo più adatto a lei per questo prezioso momento.

Il costo, dato reperibile sul sito dell’associazione, ammonta a circa euro duemila. Tale importo dovrebbe essere sostenuto dalle ASL, tuttavia ciò non accade in tutte le regioni d’italia.

Se tale importo non dovesse essere rimborsato completamente dalla vostra regione, ricordiamo che le ostetriche, in quanto libere professioniste emetteranno regolare fattura che potrà comunque essere detratta in fase di dichiarazione dei redditi.

Di seguito un video realizzato dall’associazione “Nascere in casa”.

Linee guida del Governo

Tra i requisiti per poter partorire presso il proprio domicilio, c’è la presenza di un ospedale raggiungibile in almeno venti o trenta minuti.

Le linee guida che regolano tale modalità di nascita e che si possono reperire sul sito del governo, stabiliscono che è possibile partorire in casa, a patto che si segua un iter in totale sicurezza per la mamma e il bambino.

Secondo la SIN (Società italiana di neonatologia) l’ospedale resta  il luogo più sicuro dove far nascere un bambino, perché il rischio durante un evento tanto delicato come la nascita è sempre dietro l’angolo.

Ed è proprio per tutelare mamma e bambino che viene richiesta la presenza di due ostetriche qualificate, le quali dovranno aver allertato l’ospedale più vicino ad inizio travaglio, in modo da avere un ente pronto in caso d’imprevisto. La struttura ospedaliera dovrà, inoltre, avere un reparto di neonatologia.

Secondo dati reperibili facilmente sul web, si evince che spesso il parto a domicilio si conclude in ospedale, per un controllo del bambino e della madre o per complicanze insorte.

Che cosa occorre per il parto in casa?

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  • Una cerata per coprire il materasso
  • Del cellophane per ricoprire il pavimento
  • Delle lenzuola e degli asciugamani vecchi
  • Delle traverse di plastica
  • Delle lenzuola pulite
  • Dei cuscini comodi, meglio se morbidi
  • Dei sacchetti grandi di plastica
  • Una stufetta per riscaldare l’ambiente
  • Una lampada orientabile
  • Una torcia elettrica
  • Una borsa dell’acqua calda
  • Un termometro
  • Delle garze sterili grandi e piccole
  • Due cappellini per neonato e una copertina
  • Un cambio per il nascituro
  • Pannolini
  • Bilancia per neonati
  • Valigia pronta per eventuale trasferimento

Conclusioni

Sicuramente partorire in casa permette di vivere in modo naturale un evento come il parto. La gestione della respirazione, del massaggio, la possibilità di partorire in acqua nella propria vasca, sono sicuramente un valore aggiunto e parte delle motivazioni che spingono tante donne che hanno già partorito almeno una prima volta in ospedale, e quindi più esperte, a scegliere questo tipo di nascita.

In effetti, se ripenso al mio parto in ospedale non ricordo particolare umanità da parte delle infermiere.

Si viene sicuramente assistiti, ma il parto in sé assume più le connotazioni di un problema che deve essere risolto in fretta, attraverso la somministrazione di più o meno farmaci.  Almeno per quanto riguarda la mia esperienza, il mio dolorosissimo parto è stato gestito dopo ore da una bravissima ostetrica arrivata come un angelo a far nascere mio figlio.

Prima del suo arrivo ero solo una partoriente che chiamava le infermiere perché aveva dolore e che si sentiva ripetere di sopportare. Mi sono ritrovata in camera da sola con i miei dolori e poi nelle mani di infermiere di turno di notte, non troppo contente probabilmente del proprio impiego.

Purtroppo non conosco il nome dell’ostetrica che mi ha assistita, ma la ricordo per avermi aiutata veramente con la sua professionalità.

Quindi penso, se sapessi di essere nelle mani di un’ostetrica veramente brava, tornerei in ospedale oppure mi darei la possibilità di partorire a casa mia, nel mio ambiente, con qualche candela e un atmosfera più rilassata? Il dubbio mi assale..

E voi? Cosa ne pensate? Scrivete nei commenti!

 

 

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