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Il parto in acqua è diventato molto popolare negli ultimi decenni, soprattutto perché l’acqua tende a rendere più dolce il travaglio. Il parto in acqua consiste nel partorire in una vasca di acqua riscaldata a 37° lasciando alla donna la possibilità di scegliere la posizione che preferisce per affrontare le contrazioni uterine. Nella fase finale il neonato passa direttamente dal liquido aminiotico all’acqua e viene portato in superficie dallo staff medico o dalla mamma. Una modalità di parto riservata alle donne in buono stato di salute che hanno portato a termine la gravidanza in tranquillità e il feto si trova in posizione cefalica. Anche durante il parto in acqua possono sorgere complicazioni, per questo va effettuato in una struttura ospedaliera che lo consente o, in alternativa, sotto il controllo di uno staff specializzato.
Perché fare il parto in acqua
Rispetto al parto classico, l’immersione in acqua calda migliora il rilassamento muscolare e riduce le contrazioni uterine all’origine del dolore. Nello specifico, partorire in acqua:
- favorisce la produzione e il rilascio di endorfine, inibitori naturali del dolore);
- accorcia i tempi del travaglio e dà alla madre una maggiore sensazione di controllo sul proprio corpo;
- fa risparmiare energie;
- ammorbidisce i tessuti e riduce quindi le lacerazioni perineali;
- riduce il bisogno di supplementazione di ossitocina sintetica.
Inoltre il parto in acqua consente alla mamma una maggiore libertà di movimento aumentando il proprio comfort e rendendo anche la discesa del bambino dal canale del parto più agevole. L’acqua ha poi anche effetti emodinamici: il galleggiamento sostiene il peso della donna riducendo l’opposizione alla gravità, diminuendo di conseguenza la pressione addominale sulla vena cava e sull’aorta migliorando la circolazione feto-placentare. A beneficiare del parto in acqua non è solo la mamma, ma anche il bambino che nascerà in un “ambiente acquatico” a lui familiare.
Chi può partorire in acqua
Il parto in acqua, come già accennato, non è indicato per tutte le donne. Si può partorire in acqua quando:
- La gravidanza è singola;
- La mamma gode di buona salute;
- Il tracciato cardiotocografico (che fornisce informazioni sul battito cardiaco del bambino, sul tipo e sulla frequenza delle contrazioni dell’utero della mamma) è regolare;
- Il liquido amniotico è chiaro (segno che tutto sta procedendo bene);
- Presentazione cefalica del feto;
- Gravidanza a termine (37-41 settimane);
- Esito negativo per test sierologici per malattie contagiose, come epatite B o infezione da HIV, per la salvaguardia del personale medico;
- Assenza di infezioni cutanee e febbre.
Come si esegue il parto in acqua
Il parto in acqua avviene in vasche appositamente realizzate, le cui dimensioni devono permettere alla mamma di muoversi liberamente e di assumere le posizioni che preferisce e deve garantire una profondità 70-80 centimetri di acqua. La temperatura dell’acqua nella vasca deve essere abbastanza calda: nelle fasi preliminari del travaglio, va dai 35 ai 37°C; in seguito, quando la nascita del bambino è imminente, è portata a 37-37,5°C. Un elemento fondamentale è il ricambio dell’acqua che deve essere continuo per garantire la massima igiene. La mamma entra in acqua quando inizia la fase attiva del travaglio: il parto inizia quando la donna presenta una dilatazione del collo dell’utero di almeno 3-5 cm. Se si decide di partorire in casa, oltre ad affidarsi a uno staff specializzato, bisogno noleggiare o acquistare la vasca, tenendo presente che la vasca piena raggiunge il peso di circa 500 Kg, concentrati in circa 2 mq di spazio, di conseguenza va scelta una zona della casa che risulti stabile dal punto di vista strutturale. Inoltre per garantire la massima igiene è importante dotarsi di:
- pompa per il riempimento-svuotamento;
- termometro da acqua per la valutazione della temperatura;
- telo monouso di protezione;
- retino raccogli materiale organico.
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