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Il rientro a lavoro dopo la maternità, rappresenta spesso un momento critico per la donna perché avviene durante la fase dell’allattamento al seno. Molte allora decidono di abbandonarlo perché riuscire a conciliare impegni lavorativi e ritmi dell’allattamento diventa impossibile. Sicuramente questa rappresenta una fase molto delicata sia per mamma che per bambino perché è la prima vera fase di distacco e comporta tutta una serie di preoccupazioni riguardanti il dover affidare il bambino alle cure di qualcun altro, ma soprattutto di poter perdere il latte. Con alcuni accorgimenti è però possibile superare questa fase per garantire il benessere di mamma, bambino e dell’intera famiglia.
Pianificare il rientro
Sebbene la Legge italiana tuteli l’allattamento concedendo alle mamme delle ore di permesso quotidiane durante il primo anno di vita del figlio, spesso si tratta di una misura insufficiente, soprattutto se il bambino è molto piccolo. In tal senso, è importante pianificare il rientro in modo da trovare la strategia più adeguata al caso tenendo conto dell’età del bambino, delle ore di assenza, della distanza dal lavoro e della tipologia di contratto. Lo smartworking, ad esempio, può essere una forma di lavoro molto più agevole per una mamma che sta allattando. In casi di part time, si potrebbe allattare il piccolo poco prima di uscire e subito dopo il rientro. Se la distanza dal lavoro non è molta, si può approfittare della pausa per tornare a casa, chiedere a chi se ne occupa di portarlo a lavoro oppure scegliere di iscriverlo in un nido vicino al posto di lavoro, così da raggiungerlo facilmente. Se tutte queste opzioni non sono praticabili, allora bisogna munirsi di tiralatte e creare delle scorte utilizzate in assenza della mamma per i pasti.
Fare prove con il tiralatte e di conservazione
Utilizzare il tiralatte non è semplice, bisogna cercare di iniziare almeno una quindicina di giorni prima del rientro.Alcune donne possono trovarsi meglio a estrarre il latte al mattino, dopo il picco notturno di prolattina. Per altre, invece, è meglio farlo dopo la poppata, se il bimbo non svuota completamente le mammelle. In altri casi, può presentarsi il problema opposto evitando di esagerare con il tiralatte per non ottenere una produzione eccessiva, con il rischio di un ingorgo. In generale, mettere da parte 100-150 ml di latte una o due volte al giorno dovrebbe permettere di tornare al lavoro con scorte adeguate. Per quanto riguarda la conservazione attraverso congelamento è bene sbollentare il latte prima del congelamento, mettendolo in un contenitore a bagnomaria, togliendolo dal fuoco quando cominciano a formarsi delle bollicine nell’acqua intorno al contenitore stesso. Poi lo si lascia raffreddare e congelare.
Confrontarsi con il datore di lavoro
Prima del rientro è bene chiedere un colloquio con il datore di lavoro in merito alla gestione dei permessi o alla possibilità di permettere l’accesso al bambino per l’allattamento, ma anche, nel caso in cui ci sia la necessità, decidere come organizzarsi per garantire l’estrazione del latte sul lavoro in un luogo confortevole, meglio se dotato di frigorifero per la conservazione. In caso di estrazione sul posto di lavoro è bene, oltre al tiralatte, munirsi di:
- bottiglie per la raccolta o sacche per la conservazione del latte
- borsa termica per trasportare il tuo latte
- sacche per la sanificazione a microonde
- coppette assorbilatte e un reggiseno di ricambio in caso di perdite di latte
- indumenti che facilitino l’accesso al seno
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