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La malattia emolitica del neonato (MEN) è una patologia del sangue che può svilupparsi quando i gruppi sanguigni di mamma e figlio non sono compatibili. Questa malattia è più comune quando da una mamma con fattore Rh negativo nasce un bambino con fattore Rh positivo, tuttavia si tratta di una condizione prevenibile attraverso la somministrazione di immunoglobuline Rh alla mamma in gravidanza.
Che cos’è la malattia emolitica del neonato
La malattia emolitica del neonato porta gli anticorpi materni a riconoscere come estranei i globuli rossi del feto determinandone la distruzione prematura, chiamata emolisi, a cui seguono anemia e accumulo di bilirubina (il prodotto della distruzione dell’emoglobina) che produce l’ittero. In alcuni casi può verificarsi anche un ingrandimento del fegato e della milza come conseguenza di un’espansione della produzione dei globuli rossi al di fuori del midollo osseo.
Quando si verifica la malattia emolitica del neonato
L’incompatibilità sanguigna può essere legata alla proteina del gruppo (AB0) o al fattore Rh: l’incompatibilità del gruppo sanguigno AB0 si verifica all’incirca in una gravidanza su quattro ma le sue conseguenze sono modeste e si verificano nel 10% dei casi circa. Più grave è l’incompatibilità del fattore Rh che si manifesta solo se la mamma è entrata già in contatto con l’antigene Rh, per questo motivo la MEN è più frequente nelle seconde gravidanze o nelle successive.
In gravidanza, la MEN può causare:
- Iperbilirubinemia e ittero: la rottura dei globuli rossi produce bilirubina, sostanza che si accumula nel sangue (iperbilirubinemia) e che causa il colorito giallastro della pelle;
- Anemia moderata: quando i globuli rossi sono pochi, il sangue non può trasportare abbastanza ossigeno dai polmoni agli altri organi e tessuti, causandone sofferenza;
- Anemia grave con ingrossamento di fegato e milza: il corpo del feto e del neonato cerca di compensare la rottura dei globuli rossi attivando la produzione di una grande quantità di globuli rossi nel fegato e nella milza che porta al loro ingrossamento;
- Idrope fetale: il corpo del neonato non è più in grado di compensare l’anemia, il cuore va in sofferenza, generando un accumulo di liquido in tutti gli organi e tessuti.
Dopo il parto, invece:
- Iperbilirubinemia grave e ittero: accumulo eccessivo di bilirubina nel sangue;
- Kernittero: l’accumulo di bilirubina nel sangue è talmente elevato che la bilirubina passa nel cervello con possibilità di danni cerebrali permanenti;
- Anemia grave: bassi livelli di globuli rossi circolanti nel sangue e riduzione della capacità di trasporto dell’ossigeno con sofferenza di organi e tessuti.
Cura e prevenzione
Il trattamento per la MEN si distingue in pre e post-natali. Durante la gravidanza è possibile eseguire, in specifici casi, la trasfusione in utero, ovvero l’infusione di globuli rossi attraverso l’addome materno. Un altro possibile intervento è l’immunoprofilassi, ovvero somministrazione via endovena di immunoglobuline anti-D in grado di neutralizzare gli anticorpi patologici. Dopo il parto, i trattamenti previsti sono la fototerapia, l’esposizione a luce fredda per ridurre la concentrazione di bilirubina, l’exanguino-trasfusione che prevede una serie continua di trasfusioni per ricambiare il sangue del neonato e la somministrazione in endovena di immunoglobuline umane. Fondamentale è, in caso di malattia emolitica del neonato che si basa su uno studio immunoematologico da eseguire entro il terzo mese di gravidanza in un centro specializzato. Si tratta di uno studio che permette di individuare le donne con fattore Rh negativo non immunizzate alle quali è raccomandata l’esecuzione dell’immunoprofilassi attraverso la somministrazione di immunoglobuline anti-D alla 28° settimana di gestazione. Nel caso di donne Rh-negative non immunizzate che hanno partorito un neonato Rh-positivo l’immunoprofilassi anti-D viene somministrata entro le 72 ore dal parto per impedire la formazione di anticorpi diretti contro i globuli rossi di un possibile bambino Rh positivo in futuro.
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