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Siamo soliti indicare con il termine capriccio una vasta gamma di comportamenti “incomprensibili” e, soprattutto, insensati e reattivi che i bambini possono assumere nell’arco della crescita. Che si tratti di un bambino di un anno che si rifiuta di mangiare o di una bambina di sei anni che dopo una giornata al parco non vuole tornare a casa, i capricci sono trasversali e inconfondibili. Ma come gestire i capricci dei bambini? Come bisogna comportarsi in questi casi?
Che cosa sono i capricci?
Quando si parla di capriccio si parla, in realtà, di una dinamica conflittuale a livello di relazione tra genitore e figlio, alla cui base vi è un’incomprensione. Da un lato c’è il genitore che dal suo punto di vista altamente razionale interpreta come sconsiderato il comportamento del figlio che etichetta come capriccio. Dall’altro lato c’è il figlio i cui atteggiamenti apparentemente fuori luogo sono invece motivati da un bisogno che esprime adottando un’intensità e tipologie di comportamento inadeguati. Lo scambio comunicativo avviene su due piani completamente diversi creando facili fraintendimenti. In questo contesto, il genitore difficilmente sarà in grado di rispondere adeguatamente il bisogno del piccolo e la situazione potrebbe diventare difficile da gestire.
Come gestire i capricci?
La gestione dei capricci deve basarsi principalmente sulla consapevolezza da parte dell’adulto che quello che il bambino esprime attraverso il cosiddetto capriccio non è nient’altro che la manifestazione di una necessità e non una volontà di entrare in contrasto con la figura educativa di riferimento. Solo così sarà possibile costruire un rapporto genitore-figlio, che vi consentirà di accompagnarlo lungo il percorso di crescita aiutandolo a gestire efficacemente le proprie emozioni. Oltre a questa importante consapevolezza, ci sono altri suggerimenti che vi potranno aiutare a gestire al meglio i capricci del bambino.
Siate più empatici. Punire, non è la giusta soluzione. A seguito di una marachella, di un dispetto a un altro bambino o di una opposizione, la punizione non vi aiuterà ad evitare la reiterazione. Piuttosto che adottare un approccio razionala, bisogna assumere un atteggiamento empatico, ovvero mettersi nei panni del proprio bambino per comprendere le sue emozioni. L’ascolto è fondamentale in questi casi: aiutare vostro figlio a esprimere ciò che sente vi permetterà di creare un legame profondo con lui.
Parola chiave: relativizzare. Soprattutto quando il bambino è piccolo, il comportamento scorretto è un modo per esplorare e conoscere la vita. Infatti, più il bambino è piccolo e più tenderà a reiterare il comportamento inadeguato per capire i limiti che i genitori gli stanno dando. La ripetizione del comportamento è, quindi, nient’altro che un modo che il bambino ha per comprendere i limiti e il funzionamento delle regole date dal genitore.
Limitare, nel modo giusto. Nell’educare un figlio, è importare instillare nel bambino il desiderio di imparare come ci si comporta, più che insegnarle le buone maniere. Attraverso il buon esempio e un atteggiamento autorevole, il bambino collaborerà volentieri e, quindi, porre limiti diventerà sempre più un lontano ricordo.
Comunicare in modo corretto. Una comunicazione efficace è la chiave per gestire al meglio i capricci. Una delle maggiori cause dei conflitti tra genitori e figli è una cattiva comunicazione che stimola atteggiamenti nel bambino atteggiamenti negativi piuttosto che collaborativi.
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