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All’interno del sangue materno esiste la proteina PAPP-A che permette di identificare le gravidanze a rischio di anomalie cromosomiche fetali, come la trisomia 21, meglio nota come Sindrome di Down. Prodotta all’interno della placenta nelle prime fasi della gravidanza, la proteina PAPP-A se carente e in associazione di altri valori, potrebbe indicare un alto rischio per la salute di mamma e bambino.
Che cos’è la PAPP-A?
La PAPP-A, conosciuta anche come proteina plasmatica A svolge un ruolo importante in gravidanza: essendo implicata nel processo di impianto del trofoblasto, è utile per lo sviluppo e la funzionalità placentare durante tutta la gestazione. Infatti la concentrazione di PAPP-A nel sangue materno aumenta con il progredire della gravidanza, diminuendo rapidamente dopo il parto. Identificata la prima volta nel 1974, viene oggi controllata attraverso test di screening di routine nel primo trimestre di gravidanza. Quando i livelli di PAPP-A presenti nel sangue materno diminuiscono, significa che c’è un aumento del rischio sia di anomalie cromosomiche che della comparsa di complicazioni come, ad esempio, la gestosi.
Perché si misura la PAPP-A in gravidanza
La misurazione di PAPP-A durante la gravidanza è molto importante: se è presente in quantità inferiori alla norma (circa il 60% in meno) è molto probabile che il feto sia affetto da anomalia. Vengono, pertanto, prescritti esami mirati per individuare le possibili cause, dal momento che il test alterato non dà alcuna indicazione a riguardo.
I test di diagnosi prenatale che prevedono il dosaggio della PAPP-A sono:
• Test combinato o Bi-test che si esegue tra le 11 e le 13 settimane + 6 giorni. Oltre alla concentrazione di PAPP-A, si valuta anche quella della Beta HCG a cui viene associato un esame ecografico per la misura della lunghezza dell’embrione e per la misura della translucenza nucale.
• Test integrato, viene seguito in due fasi diverse, a 11-13 settimane con il controllo delle PAPP-A e a 15-18 settimane tramite l’esecuzione del tri-test, che prevede il dosaggio di alfa feto proteina, gonadotropina corionica ed estriolo.
Come accennato in precedenza, il dosaggio di PAPP-A aiuta al monitoraggio dello sviluppo di preeclampsia. Tuttavia anche in questo caso bisogna combinare il valore a un’ecografia specifica dell’arteria uterina e con altri indicatori, per ottenere un tasso di affidabilità più elevato. La misurazione dei livelli di PAPP-A per la prevenzione della preeclampsia è ancora oggetto di discussione in ambito scientifico.
I valori della PAPP-A
I valori della proteina PAPP-A nel sangue materno possono essere rilevati subito dopo l’impianto dell’embrione e raddoppiano ogni 3-4 giorni durante il primo trimestre, arrivando ai massimi livelli al termine della gravidanza. Bisogna sempre correlarli all’età gestazionale della donna al momento del prelievo: di norma, il valore ottenuto dal prelievo viene diviso per il valore atteso rispetto all’epoca gestazionale in questione. Come unità di misura viene utilizzata il MoM: nello specifico, valori bassi, 0.4 Mom e inferiori, sono talvolta associati a:
• rischio di anomalie cromosomiche fetali (in associazione ad altri fattori ecografici e biochimici);
• rischio di parto pretermine;
• preeclampsia;
• neonato di peso inferiore alla media;
• rischio di aborto spontaneo.
Nel caso di alti livelli di PAPP-A, non c’è bisogno di allarmarsi poiché in gravidanza la concentrazione di PAPP-A aumenta gradualmente fino al parto. Se invece, si sono registrati bassi livelli di PAPP-A, vanno approfonditi tramite sorveglianza ostetrica personalizzata in base al contesto della sua misurazione.
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