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DSA, disturbi specifici dell’apprendimento: cosa sono e come affrontarli

Fare i calcoli, leggere e scrivere, sono tutte abilità che acquisiamo da bambini a scuola con una certa naturalezza. Ma non sempre è così: per alcuni bambini, l’acquisizione e l’uso di queste abilità non è per nulla semplice, anzi richiede uno sforzo maggiore ed estenuante, che li porta spesso a sentirsi diversi dai coetanei e inadeguati all’apprendimento. In questi casi, si parla di DSA o di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, un insieme di deficit specifici che possono comportare a difficoltà nel decodificare un testo scritto (Dislessia), nello scrivere correttamente a livello ortografico (Disortografia), nello scrivere correttamente a livello di resa grafica (disgrafia) e nell’elaborare calcoli di base.

DSA: quali sono e quali sono i fattori di rischio

In base all’area specifica dell’apprendimento in cui si riscontra il deficit, i DSA si suddividono in:

  • Dislessia, che riguarda la capacità di decodificare un testo scritto e si manifesta in termini di fluidità, rapidità e correttezza di lettura, che risultano inferiori rispetto alla media;
  • Disortografia, disturbo della scrittura che riguarda l’ortografia. Gli errori possono essere fonologici o visuo-spaziali, ovvero quando si confondono lettere graficamente simili;
  • Disgrafia, disturbo specifico della scrittura, più specificatamente del tratto grafico;
  • Discalculia che riguarda un complesso di difficoltà relative al sistema dei numeri e del calcolo.

I DSA sono abbastanza frequenti: si stima che a livello internazionale siano presenti in una percentuale di persone compresa tra il 3% ed il 5% della popolazione in età evolutiva. In Italia, invece, sono oltre 2 milioni le persone con diagnosi di DSA, mentre la stima in età evolutiva è pari al 3-4%. In merito alle cause, non esiste un’unica causa dei DSA: si è concordi nell’affermare che l’origine sia da rintracciare in disfunzioni neurobiologiche che però non causano né a disabilità intellettiva, né a problemi di natura sensoriale o neurologica. Tra maggiori fattori di rischio in associazione al possibile sviluppo di DSA ci sono:

  • La familiarità, quale presenza nel nucleo familiare di un genitore affetto da DSA;
  • L’essere stati sottoposti a due o più anestesie generali successive al parto, prima del quarto anno di vita;
  • La presenza di disturbo del linguaggio;
  • Il basso peso alla nascita e/o prematurità
  • L’esposizione al fumo in gravidanza

DSA: quando e come compaiono i primi segnali

Già dall’ultimo anno di scuola materna è possibile individuare alcune difficoltà nell’acquisizione di determinate competenze nei bambini, come:

  • Aspetti meta fonologici (es. denominazione di parole; scorretta identificazione dei suoni iniziali e finali delle parole; segmentazione – es. dividere in sillaba la parola – e fusione fonemica – es. unire le sillabe per formare una parola -).
  • Il linguaggio.
  • La motricità fine (es. impugnatura della penna, difficoltà nella manipolazione di piccoli oggetti, difficoltà nell’utilizzo delle forbici dei pennelli, ecc).
  • La coordinazione visivo-motoria (es. difficoltà nel disegno spontaneo e su copia, ricomposizione di puzzle, ecc.).

Con l’ingresso alle scuole elementari eventuali problematicità risultano ancora più evidenti, soprattutto perché insegnanti e genitori tendono a notare e segnalare queste difficoltà. Nella fase diagnostica, oltre a indagare la presenza di fattori emotivi e/o neuropsicologici, si predispongono le modalità di intervento più adeguate. Gli interventi devono interessare sia il trattamento del disturbo specifico, attraverso il coinvolgimento di specialisti e programmi mirati, sia l’organizzazione emotivo-relazionale, perché spesso i bambini con DSA manifestano una carenza di autostima e difficoltà a relazionarsi con gli altri bambini, ma anche con gli adulti, soprattutto se le persone più vicine a loro, genitori e insegnanti, non riescono a riconoscere le problematiche derivanti da un DSA.

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Foto da Pixabay

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