Indice dei Contenuti
L’anemia in gravidanza è una condizione molto comune. Quando in gravidanza sono registrati bassi valori di emoglobina alla futura mamma viene offerto un servizio di screening per stabilire il trattamento più adeguato. In caso di bassi valori di emoglobina cosa bisogna fare? Quali sono le cause più comuni dell’anemia in gravidanza? Scopriamolo insieme in questo articolo.
La cause dell’anemia in gravidanza
La causa principale della comparsa di anemia durante la gravidanza è l’aumento di fabbisogno di ferro nel corpo della donna. Tre le cause che possono determinare bassi livelli di emoglobina durante la gestazione ci sono l’incremento di volume plasmatico che aumenta fino al 50% e l’aumento del volume dei singoli globuli rossi nel sangue. Altre cause possono essere di natura genetica, legate alla sintesi dell’emoglobina, come l’anemia falciforme e le talassemie. In gravidanza, l’anemia si presenta attraverso sintomi più o meno eclatanti, in base all’entità della carenza di ferro. Solitamente, le donne che in gravidanza manifestano bassi livelli di emoglobina presentano affanno, affaticamento, pallore, ipotensione (bassa pressione sanguigna), mal di testa e aumento del battito cardiaco. Ci sono poi alcuni fattori di rischio che espongono al donna allo sviluppo dell’anemia in gravidanza:
- fumo
- giovane età della mamma
- gravidanza gemellare o multipla
- nausee con vomito
- dieta non equilibrata
- breve distanza tra due gravidanze
- consumo di alcol
- uso di farmaci anticonvulsivanti
Trattamento e rischi dell’anemia in gravidanza
L’esame che permette di diagnosticare l’anemia in gravidanza è l’emocromo, test che rientra tra le prestazioni specialistiche previste dai Livelli Essenziali di Assistenza per il controllo della gravidanza fisiologica ed è quindi gratuito per le future mamme. Il prelievo è indicato all’inizio della gravidanza ed è poi ripetuto a 28 settimane. L’ultimo emocromo viene eseguito tra le 33 e le 37 settimane, in vista del parto. L’emocromo permette di rilevare bassi livelli di emoglobina, ovvero inferiori allo standard di riferimento per la gravidanza: <11,0 g nel primo trimestre e <10,5 g dalle 28 settimane di gestazione. Qualora non siano presenti disordini di natura genetica, come anemia falciforme o talassemie, il trattamento per l’anemia prevede la somministrazione di ferro via orale per ristabilire la giusta riserva. La supplementazione di ferro in alcuni casi può portare a effetti collaterali come nausea, costipazione e pirosi gastrica che possono attenuarsi, tuttavia, seguendo correttamente le dosi e le modalità di trattamento prescritte dal medico. Nel caso in cui la somministrazione dovesse risultare insufficiente o poco tollerata dalla donna, il medico potrebbe prescrivere un trattamento tramite endovena. Molto importante è anche curare l’alimentazione per garantire il giusto apporto di ferro e di altri nutrienti. Infatti, una buona alimentazione è il giusto modo per prevenire l’anemia: mangiare cibi ad alto contenuto di ferro aiuta a fornire il giusto fabbisogno di nutrienti di cui il corpo necessita. L’anemia in gravidanza, se non trattata adeguatamente, può portare ad alcune complicazioni, a carico del bebé. Inoltre, l’anemia in gravidanza può essere associata anche a rischi fetali, come la nascita prematura , basso peso corporeo alla nascita e possibilità di sviluppare un ritardo psicomotorio. Sul lato materno, i rischi maggiori sono il distacco della placenta e la gestosi.
Photo credits:
Foto di Karolina Grabowska da Pexels