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Omogeneizzati o pappe fatte in casa? Svezzamento seguito o auto svezzamento? A che età cominciare ad introdurre alimenti solidi? Queste e altre mille domande affliggono oggi giorno tutte le mamme del mondo. L’inizio dello dello svezzamento è un momento delicatissimo per ogni mamma: tutte quante vorrebbero che avvenisse in maniera perfetta, da manuale, ma non sempre questo accade. Purtroppo quando si parla di alimentazione infantile (ma anche dell’adulto) le teorie contrastanti non mancano mai. C’è chi dice A e chi dice B, ma anche chi afferma con certezza il contrario sia di A che di B. Ecco dunque che la neo-mamma è costretta a dover seguire una strada fatta di scelte autonome, tentennamenti e qualche buca di troppo.
La verità, tuttavia, è che si tratta di un tema che non deve mettere a disagio chi si trova d’accordo con una tesi o con l’altra: ognuno ha la propria teoria e, anche la scienza stessa, propone pareri spesso divergenti. Una delle domande che affligge maggiormente le mamme che si apprestano a svezzare i bambini è: meglio omogeneizzati o pappe fatte in casa?
In realtà non possiamo rispondere a questa domanda prendendo una posizione netta nella questione. Perché la risposta più valida, come sempre, è “Dipende”. Lo diciamo noi ma, soprattutto, lo affermano gli articoli scientifici, i pediatri e i nutrizionisti dell’infanzia.
Chi, nella scelta tra omogeneizzati e pappe fatte in casa preferisce i primi, ne guadagna sicuramente in tempo e praticità. Perché gli omogeneizzati sono comodi (anche da portare in giro durante gli spostamenti) e non richiedono lunghe preparazioni. Chi sceglie le pappe fatte in casa perde necessariamente più tempo ma può controllare le fonti alimentari in maniera diretta. Nonostante gli svantaggi in termini di praticità. Quale risulta essere la scelta migliore, quindi? Proviamo a fare chiarezza.
Omogeneizzati o pappe fatte in casa? Tutti i pro dell’alimentazione casalinga
L’alimentazione casalinga è sicuramente più “naturale” rispetto a quella industriale. Sebbene in commercio esistano omogeneizzati biologici e privi di zuccheri, sale e aromi aggiunti, è anche vero che gli stessi hanno un costo elevato e una tracciabilità degli ingredienti inferiore rispetto al “casalingo”. Ci teniamo tuttavia a precisare che gli alimenti per l’infanzia devono rispondere a normative sanitarie specifiche e molto attente. Dunque anche gli ingredienti che li compongono provengono da filiere selezionate. Certo, nulla a che vedere con il brodino vegetale fatto con le verdure fresche dell’orto dei nonni, ma comunque un qualcosa di accettabile e sicuro.
I vantaggi dell’alimentazione casalinga per i neonati sono tuttavia sicuramente molteplici. Si ha diretto controllo delle fonti (che dovrebbero essere biologiche e il meno processate possibile), e si abitua sin da subito il bebè a sapori più realistici. Gli omogeneizzati, infatti, anche quando estremamente naturali presentano il difetto di somigliarsi molto tra loro. Le pappe fatte in casa hanno una consistenza più realistica e dei sapori più forti. Il bambino si abitua sin da subito ai sapori reali dell’alimentazione adulta e la mamma è libera di creare mix su misura, in base ai gusti del proprio bambino.
Le pappe fatte in casa sono sicuramente laboriose, ma basta un buon omogeneizzatore e, per la conservazione, è possibile sfruttare il congelatore e porzionare tutto in pasti mono-dose.
Naturali…ma davvero migliori? Le insidie del fai-da-te e delle pappe casalinghe
Una delle cose che mette maggiormente in allarme il parere scientifico circa la scelta tra omogeneizzati e pappe fatte in casa, quando questa ricade sull’opzione casalinga, è il contenuto calorico dei pasti. Sembrerebbe, infatti, che analizzando attentamente i libri di ricette per le pappe fai dai te, circa il 50% di esse avesse un contenuto energetico superiore alla soglia consigliata. Il rischio è quello di crescere bambini con tendenza al sovrappeso e rovinarli sin dalla tenerissima età. Cosa fare? Sicuramente scegliere libri di ricette affidabili, favorendo quelli pubblicati da medici, nutrizionisti e pediatri piuttosto che da chef, blogger o altre figure di riferimento nel settore culinario.