La displasia dell'anca nel neonato
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La displasia dell’anca nel neonato

La displasia dell’anca o lussazione dell’anca è una malformazione congenita che altera il normale rapporto tra femore e la zona che lo contiene, l’acetabolo; un’alterazione che può portare a una dislocazione totale o parziale dell’anca. Nella maggior parte dei casi la displasia dell’anca è congenita, ovvero presente sin dalla nascita: è in questa fase che testa femorale e acetabolo devono combaciare perfettamente; quando ciò non si verifica (1,2% dei neonati), il tetto dell’acetabolo risulterà essere meno avvolgente e favorirà lo scivolamento del femore verso l’esterno o verso l’alto. Individuare precocemente la displasia dell’anca è possibile attraverso un esame previsto tra gli screening neonatali: l’ecografia dell’anca che va effettuata entro il terzo mese di vita.

Displasia dell’anca: i fattori di rischio

Le cause della displasia o lussazione dell’anca non sono ancora state individuate con esattezza, anche se la predisposizione genetica sembra esserne alla base. Come per altre patologie, esistono dei fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza della displasia dell’anca:

  • sesso femminile: il rapporto femmine/maschi è pari a circa 4,5/1;
  • posizione podalica alla nascita;
  • malformazioni associate tra cui piede torto e torcicollo miogeno;/span>
  • scarsa presenza di liquido amniotico;
  • familiarità per displasia dell’anca, ovvero, un parente di primo e secondo grado che da neonato ne ha sofferto.

I sintomi della displasia dell’anca

Nel neonato, la displasia dell’anca può manifestarsi attraverso una differenza nella lunghezza e nella flessibilità tra una gamba e l’altra, spetta comunque al pediatra, durante le visite di controllo accertare la mobilità delle gambine attraverso due manovre specifiche, indolori per il piccolo: la manovra ortolani e il test di Barlow, molto importanti soprattutto nella diagnosi dei casi più evidenti. Nei casi più lievi, invece, la displasia potrebbe essere impercettibile, l’unico test in grado di confermare la presenza di una displasia è l’ecografia dell’anca che negli ultimi anni è diventato un esame di routine. L’esame può essere anche anticipato quando sono presenti i fattori di rischio precedentemente elencati o se il pediatra lo ritiene opportuno, negli altri casi è sconsigliato anticipare il test perché esistono dei ritardi normali nella maturazione dell’articolazione dell’anca che si risolvono spontaneamente. In questi casi praticare il babywearing può essere di grande aiuto: l’uso di fasce e marsupi garantisce il corretto posizionamento delle anche dei neonati: piegate e aperte verso l’esterno.

Come si cura la displasia dell’anca

La cura della displasia dell’anca dipende dall’età del neonato e dalla gravità della situazione. Nella maggior parte dei casi, la displasia dell’anca si risolve con i tutori che aiutano a tenere immobilizzate le anche del bambino nella giusta posizione, favorendo il corretto sviluppo dell’acetabolo. Quando invece la displasia viene diagnosticata dopo i sei mesi oppure è presente una lussazione dell’anca bisogna applicare dei gessi correttivi che si cambiano ogni mese e, successivamente, un tutore fino alla completa guarigione. Ovviamente, un bambino a cui sono stati applicati gessi e tutori, non potrà camminare intorno all’anno di vita perché la sua muscolatura ancora non è pronta. Si tratta, perciò, di un ritardo normale che non richiede fisioterapia.

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Foto di Polina Tankilevitch da Pexels

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