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Lallazione: perché è importante e quando avviene

Non c’è gioia più grande per un genitore sentirsi chiamare per la prima volta “mamma” o “papà”. Ancora più emozionante è sentirlo esprimersi con parole di senso compiuto. Prima di arrivare alle prime parole, il bambino attraversa una fase conosciuta come “lallazione”, indice di un buon sviluppo linguistico. Vediamo insieme che cos’è la lallazione e come è possibile stimolarla.

Che cos’è la lallazione

Con il termine lallazione si intende una fase dello sviluppo del linguaggio del bambino che si verifica tra i 6 e i 9 mesi ed è caratterizzato dalla ripetizione di sillabe che non hanno un significato specifico. Solitamente i suoni più utilizzati sono la vocale /a/ e le consonanti /m/, /p/, /b/, /t/, /d/ che hanno in comune uno schema motorio semplice. Verso i 9-10 mesi la lallazione cambia, presentando un’alternanza di diverse consonanti e vocali. Si tratta di una fase in cui il bambino comincia a comprendere tra le 20 e le 100 parole e a usare gesti legati alla quotidianità e a indicare per fare richieste. Non si può stabilire quando dura la lallazione: il passaggio da lallazione alle parole è graduale e inizia verso i 12-14 mesi.

Come stimolare la lallazione

Per stimolare la lallazione è necessario parlare con il bambino sin da quando è piccolissimo. Vari studi dimostrano che i bambini acquisiscono capacità di comunicazione più rapidamente quando i loro genitori reagiscono ai loro balbettii con segnali linguistici di supporto. Nella stimolazione aiuta anche molto leggere al bambino a voce alta, utilizzare filastrocche e canzoncine e indicare oggetti e chiamarli con il loro nome, sfruttando qualsiasi occasione in cui si è faccia a faccia con il bambino perché è importante che veda la bocca di mamma e papà muoversi e che ci sia contatto visivo. Lo scopo non è tanto quello di insegnare nuove parole, anche perché sarebbe troppo prematuro, quanto quello di differenziare i suoni per poi iniziare a distinguere gli elementi che fanno parte del mondo circostante associando loro un nome. Molto utile è anche il cambio della tonalità che facilita l’associazione delle parole alle intenzioni che esse comunicano. Tutto ciò deve in modo naturale, evitando di forzare il bambino o peggio ancora di rimproverarlo, bisogna sempre ricordarsi che ogni bambino ha i suoi tempi.

Ritardo nella lallazione, quando preoccuparsi

La lallazione è un segno positivo: questi suoni senza un senso apparente sono indice del buono sviluppo del linguaggio e delle funzioni cognitive del bambino. Ogni bambino però sviluppa il linguaggio seguendo il proprio ritmo, generalmente entro la fine dei 18 mesi il bambino dovrebbe seguire semplici indicazioni, riconoscere i nomi di persone, oggetti e parti del corpo e pronunciare una decina di parole. Intorno agli 8-9 mesi durante il bilancio della salute, il pediatra si occupa di verificare la presenza di un ritardo della lallazione e, in caso di dubbio, consiglierà una valutazione da parte del neuropsichiatra infantile, che potrà a sua volta prescrivere un consulto dal logopedista. Un ritardo o l’assenza di lallazione potrebbero indicare vari problemi, tra cui:

  • disturbi del linguaggio (DL) o disturbi specifici del linguaggio (DSL);
  • ecolalia, la ripetizione, con la stessa intonazione di parole o frasi pronunciate da altre persone;
  • deficit cognitivo che impedisce al bambino di organizzare i suoni;
  • disturbo dell’udito

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Foto di Polina Tankilevitch da Pexels

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